Forse non esistono tempi e luoghi “giusti” per morire, però quando accade mentre fai quello che ti piace e sei tra le braccia di un “amore” è, insieme, più brutale e meno triste.

Massimo se n’è andato arrampicando nella valle che più amava, la val Maira, su una via, la Castiglioni sud alla Torre Castello, che è estetica allo stato puro. E in un giorno di primavera con il cielo terso, bellissimo. Tutto ciò nulla toglie alla crudeltà di una morte tragica, ma lascia almeno il pensiero che aveva un sorriso sulle labbra e gli occhi e il cuore pieni di gioia.

Attento, preciso, metodico, disponibile, riservato, di lui dicono molto le relazioni che saltuariamente faceva su Gulliver. Mai una parola di troppo, tutte le notizie che servivano per chiarire le condizioni della via, se c’era qualcosa che “muoveva”, se serviva rinforzare una sosta, se riteneva che un passaggio fosse non correttamente gradato, ma sempre con educazione, gentilezza. Niente del resto, del corollario ridondante di notizie inutili che riempiono sovente le relazioni.

Arrampicava bene, tranquillo, non “faceva il passo più lungo della gamba”, abituato a essere sincero con se stesso prima ancora che con gli altri, da alpinista vero. Caratteristiche che tanti allievi della Scuola hanno potuto apprezzare.

“Qualche colpo duro di martello a ribattere il chiodo, suoni desueti e insieme conosciuti …

No, cos’è, perché non vedo più nulla … solo buio, il volo fuori controllo è pazzia, cercavo il sole, la luce, …”

Non abbiamo saputo ma nemmeno potuto allungarti una mano, sei volato via così, non volevi disturbare, era il tuo modo di essere.

E di questo, in tanti, ti dobbiamo un grazie.

Paolo Fissore